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Morsa d’acciaio. Carrara: crisi Sanac e risposta operaia.

Morsa d’acciaio. Carrara: crisi Sanac e risposta operaia.

La Sanac, è l’azienda leader in italia nella produzione di refrattario con 300 lavoratori dislocati negli stabilimenti di Massa, Vado Ligure e Gattinara.
Da anni è commissariata e ormai siamo arrivati al quarto bando di gara per l’acquisizione degli stabilimenti. Fra periodi di produzione serrati e mesi di cassa integrazione le fabbriche Sanac stanno affondando.
Un quadro estremamente preoccupante, sia per l’occupazione sia per la potenzialità industriale che rischia di perdersi o che nella migliore delle ipotesi vedrà l’acquisizione, fallimentare per i lavoratori e le competenze, da parte dell’ennesima multinazionale. Non è questa la soluzione occupazionale e industriale auspicata dai lavoratori Sanac, che chiedono l’intervento pubblico a tutela degli stabilimenti e dell’occupazione, all’interno di un piano nazionale per il rilancio dell’intero settore dell’acciaio dove ovviamente i lavoratori stessi devono fare da padroni.

Nonostante le promesse dai governi attuali e passati, Acciaierie d’Italia non ha partecipato ad alcun bando di gara. Una scelta grave e inspiegabile, sopratutto se consideriamo le ingenti quantità di denaro e i “favori” che lo Stato regala ad AI, per citarne uno, il vergognoso “scudo penale” [Nel marzo scorso il Parlamento ha approvato il decreto legge Ilva con cui il Ministero dell’Economia ha erogato 680 milioni ad Acciaierie d’Italia (nome del nuovo impianto di Taranto), affiancando al sostegno economico lo scudo penale, cioè norme che tutelano l’azienda e i dirigenti garantendo di poter continuare la produzione anche in caso di problemi penali o sequestri disposti dal giudice. Una licenza di uccidere per l’ex Ilva e per il colosso ArcelorMittal – ndr].
Sanac infatti lavora principalmente per il sito di Taranto di AdI, fornendo materiale refrattario per i forni.
Gli impianti e le professionalità presenti in Sanac costituiscono un ramo essenziale per l’acciaio italiano, se si smette di progettare e produrre si perde occupazione ma anche la capacità di saper pensare e realizzare un prodotto che si è affermato nel tempo e che racchiude professionalità, qualità e competenza.
Continuare con la strada degli spacchettamenti della filiera e delle multinazionali straniere sciacalle, foraggiate per di più dalle casse pubbliche non è e non sarà mai una strada vincente, in primis per i lavoratori e le lavoratrici dell’acciaio e del refrattario, in secondo luogo per il comparto industriale nazionale.
Basta con questa macelleria sociale! In una provincia con una crisi occupazionale ed economica endemica da decenni, perdere cento posti di lavoro non è ammissibile, nemmeno perderne uno è ammissibile!

La vertenza Sanac è la vertenza di tutti, solo unendo le lotte possiamo invertire questa rotta catastrofica che porta il nome di capitalismo!

Lavoratori Sanac

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